Garlasco e la scia inquietante di suicidi dopo il delitto Poggi: un’inchiesta sui segreti di un paese che non dimentica.
Garlasco, il paese che non dimentica: tra misteri e inquietudini mai sopite
C’è un luogo in Lombardia dove il tempo sembra essersi inceppato in un giorno d’estate del 2007. Garlasco: cinquemila abitanti, campagna piatta e silenzi rumorosi. Tutto qui pare ancora girare attorno a quel mattino tragico in cui Chiara Poggi fu trovata senza vita nella villetta di famiglia. Ma ciò che inquieta di più è la lunga ombra che quel delitto ha proiettato sul paese: una scia di morti improvvise, silenzi soffocati e un dolore che non si lascia dimenticare.
A raccontarlo di recente è stata la trasmissione Filorosso su Rai3, riportando la voce di chi, lì, vive ancora con la paura di pronunciare troppe verità. Qualcuno, coperto dall’anonimato, ha lanciato parole gelide come lame: «Più di dieci suicidi. E tutti si conoscevano». In un posto dove ogni vicolo conosce il tuo nome, una statistica del genere non è solo un dato: è un grido. Dal 2007 in poi, quasi un suicidio all’anno. Numeri che, per un borgo così piccolo, fanno pensare a un male che si autoalimenta, un trauma collettivo che si rifiuta di guarire.
Silenzi pesanti, verità sospese
Eppure si tende ad archiviare questi drammi come casi isolati, tragedie personali. Ma il dubbio si insinua. Soprattutto quando emerge la storia di un giovane, amico d’infanzia di Andrea Sempio (oggi indagato nel nuovo filone d’inchiesta sul delitto Poggi), che nel 2016 si tolse la vita dopo aver scritto un messaggio criptico sui social: «La verità sta nelle cose che nessuno sa». Parole che ancora oggi sembrano un rebus lasciato apposta, un’eco sinistra che vibra sui muri del paese.
Non fu l’unico, altri ragazzi hanno deciso di farla finita senza lasciare spiegazioni. Un’intera comunità si è ritrovata a contare le proprie vittime di silenzi, mentre la memoria del delitto Poggi continuava a torcere le viscere a chi non si rassegna.
E poi c’è il caso che più di tutti sfida la logica ufficiale: il meccanico trovato morto con polsi e gola tagliati, ma senza nessuna lama vicino al corpo. L’ex comandante dei carabinieri Francesco Marchetto ha usato parole misurate, definendolo «un suicidio anomalo». Ma in un paese dove tutti sanno tutto, frasi così pesano come pietre. «Tagliarsi polsi e gola da soli? Sfido chiunque a dire che non sia strano», ha ammesso.
Il risultato è un clima plumbeo, fatto di mormorii, sospetti, ferite mai rimarginate. Un dolore che non è solo della famiglia Poggi, ma di un intero paese che ha forse taciuto troppo, per paura, per pudore, o perché certe verità fanno male anche solo a pensarle.
Garlasco oggi torna sotto i riflettori, con nuove indagini e domande che non vogliono più stare chiuse nei cassetti. Forse non basteranno altre inchieste per restituire pace, ma una cosa è certa: il silenzio ha smesso di essere un rifugio.
Cosa pensate di questa inquietante catena di misteri? Credete davvero che il silenzio di un paese possa nascondere la verità? Scrivete la vostra opinione nei commenti!