Il caso Garofani scuote la politica italiana: frasi scomode, accuse di complotto e la risposta di Meloni al Quirinale. Tutto quello che c’è da sapere.
Un nome finora lontano dalle cronache, quello di Francesco Saverio Garofani, è improvvisamente esploso sulla scena politica italiana. Il consigliere per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa del Presidente della Repubblica si è ritrovato al centro di una vera e propria bufera mediatica e istituzionale. Il motivo? Alcune frasi riportate dal quotidiano La Verità che lo vedrebbero protagonista di una conversazione scottante su un presunto piano ai danni del governo Meloni.
È stato Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ad accendere la miccia martedì scorso, chiedendo pubblicamente una smentita. Il giorno seguente, Garofani ha rotto il silenzio, respingendo ogni accusa e definendo le sue presunte dichiarazioni “una chiacchierata tra amici”. Troppo poco per FdI, che si aspettava quantomeno delle scuse. E così, mentre il fuoco incrociato si fa più acceso, Giorgia Meloni è corsa al Quirinale per un confronto diretto con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Nonostante il “rammarico” espresso dalla premier per l’accaduto, l’incontro si è concluso con una dichiarazione di piena “sintonia istituzionale” tra Palazzo Chigi e il Colle. Ma il dubbio resta: chi è davvero Francesco Saverio Garofani? E qual è il peso delle sue parole?
Dal giornalismo alla politica: l’ascesa di Garofani
Classe 1952 (non 1992 come riportato erroneamente in alcune fonti), romano, giornalista professionista con un passato importante nella Democrazia Cristiana, Garofani ha mosso i primi passi nella redazione del giornale Il Popolo, dove nel 1995 ha incrociato la strada di Sergio Mattarella, allora direttore. Un incontro che ha segnato la sua carriera.
Negli anni ‘90 è stato caporedattore di La Discussione, rivista fondata da Alcide De Gasperi, per poi fondare il quotidiano Europa nel 2003. Ma accanto alla penna, Garofani ha sempre coltivato la passione per la politica: nel 2002 entra nella Margherita di Rutelli, nel 2006 diventa deputato con l’Ulivo, e nel 2008 passa al Partito Democratico. In Parlamento si distingue soprattutto nella Commissione Difesa, che presiederà fino al 2015.
Nel 2018, Mattarella lo richiama al Quirinale come consigliere per le questioni istituzionali. E nel 2022 lo promuove a consigliere per gli Affari del Consiglio Supremo di Difesa, uno dei ruoli più delicati dell’apparato istituzionale. Una figura riservata, ma influente, di certo ben radicata nei corridoi del potere.
Il presunto piano anti-Meloni: verità o esagerazione?
La miccia l’ha accesa La Verità, che ha pubblicato frasi attribuite a Garofani in cui si parlava della necessità di un “provvidenziale scossone”, addirittura evocando una crisi finanziaria come quella che travolse Berlusconi nel 2011. Inquietante, soprattutto se a pronunciarle fosse davvero un consigliere del Capo dello Stato.
Garofani, come detto, ha smentito l’esistenza di qualsiasi piano orchestrato. Le sue parole, ha spiegato, erano solo chiacchiere informali. Ma Fratelli d’Italia non ci sta. Per il partito di Giorgia Meloni, quelle frasi non possono essere liquidate come “confidenze tra amici” se a pronunciarle è un alto funzionario istituzionale.
In tutto questo, il presidente Mattarella ha scelto il silenzio, mantenendo quella distanza istituzionale che da sempre lo contraddistingue. Un modo per stemperare i toni o un segnale che il caso, almeno per il Colle, non merita ulteriori attenzioni?
Quello che sorprende di più, in questa vicenda, è la reazione dura e compatta di Fratelli d’Italia, che sembra voler trasformare l’episodio in un simbolo di tensione tra istituzioni. Una mossa tattica? O davvero Meloni si sente minacciata da manovre occulte?
Personalmente, ritengo che il caso Garofani sia stato amplificato oltre misura. Non è raro che esponenti politici si lascino andare a confidenze più o meno azzardate, specie in contesti informali. Ma certo, quando a farlo è un consigliere del Presidente della Repubblica, la questione assume una gravità diversa. Forse non c’è stato alcun “complotto”, ma una maggiore prudenza, in certi ruoli, è d’obbligo.
E voi, cosa ne pensate? È stato solo un incidente diplomatico o si nasconde qualcosa di più profondo dietro le parole di Garofani?
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