Scopri la cifra reale della pensione di Maurizio Gasparri e perché è al centro di un acceso dibattito sui privilegi della politica.
La pensione (d’oro) di Gasparri: un simbolo che fa discutere
Maurizio Gasparri, veterano della politica italiana, è al centro di un acceso dibattito. Non si tratta di una nuova legge o di un intervento in Senato, ma della sua discussa pensione. Dopo oltre quarant’anni trascorsi tra Parlamento e governo, l’ex ministro delle Comunicazioni incassa ogni mese un assegno previdenziale che ha fatto storcere il naso a molti.
Le stime più accreditate – perché i dati ufficiali non vengono sempre resi del tutto trasparenti – parlano di una cifra che oscilla tra i 5500 e i 6000 euro netti al mese. Una somma non da poco, soprattutto se confrontata con la pensione media italiana, che si ferma attorno ai 1300 euro. E attenzione: questa non è l’unica entrata dell’attuale senatore, che continua a percepire lo stipendio parlamentare e altre indennità.
Gasparri, insomma, non è certo un pensionato che fatica ad arrivare a fine mese. Ma lui, da parte sua, non accetta critiche: in più occasioni ha rivendicato di aver versato contributi per decenni e ha bollato le polemiche come attacchi “strumentali” e “demagogici” orchestrati dai suoi avversari politici.
Le regole speciali della politica
Ma perché questa pensione viene considerata un “privilegio”? Il punto è il meccanismo contributivo riservato ai parlamentari. Negli anni Duemila sono arrivate delle riforme per adeguare il sistema a quello dei comuni cittadini, introducendo un calcolo più rigoroso basato sui contributi effettivi. Tuttavia, per chi – come Gasparri – ha fatto la maggior parte della carriera prima delle riforme, le vecchie regole hanno garantito condizioni più vantaggiose.
In pratica, i parlamentari di lungo corso hanno potuto accumulare diritti previdenziali più generosi, nonostante i cambiamenti normativi. E la questione non riguarda solo Gasparri: decine di ex onorevoli e senatori continuano a incassare pensioni superiori ai 5000 euro netti al mese. Un tema che ritorna ciclicamente nei dibattiti televisivi e sui social, alimentando indignazione e scontri politici.
Non sono mancati i tentativi di tagliare queste cosiddette “pensioni d’oro”, ma ogni sforzo si è scontrato con i paletti imposti dalla Corte Costituzionale. Il principio dei diritti acquisiti è stato difeso a spada tratta, limitando drasticamente la possibilità di ridurre assegni già maturati.
Alla fine, il caso di Gasparri è diventato il simbolo di un tema più grande: il divario tra la classe politica e i cittadini comuni, tra chi difende le proprie “conquiste” e chi le considera inaccettabili ingiustizie sociali.
E tu, cosa pensi di queste pensioni d’oro ai parlamentari? Dovrebbero essere tagliate o sono il frutto legittimo di contributi versati? Scrivi la tua opinione nei commenti qui sotto!