Caso Garlasco, Gemelle Cappa: Ecco Come Venivano Chiamate In Paese!

Il caso Garlasco dopo 18 anni ancora non si è concluso, ma si sono scoperti ulteriori dettagli sulle sorelle Cappa. Ecco come venivano chiamate in paese!

Garlasco: l’ombra lunga di un delitto ancora irrisolto

Sono passati diciotto anni da quel 13 agosto 2007, ma il nome di Chiara Poggi continua a risuonare nel silenzio inquieto di Garlasco e oltre. Il suo brutale omicidio, avvenuto nella villetta di famiglia, è diventato uno dei casi più emblematici e oscuri della cronaca italiana. Sebbene la giustizia abbia stabilito con sentenza definitiva la colpevolezza di Alberto Stasi, fidanzato della giovane, la verità appare ancora oggi incompleta, sospesa tra le aule dei tribunali e i silenzi di chi, forse, sa più di quanto abbia mai detto.

Chiara, brillante neolaureata di 26 anni, fu trovata senza vita sul pianerottolo della sua casa, in una scena che sconvolse profondamente l’opinione pubblica. Oggi, a quasi due decenni di distanza, la Procura di Pavia ha riaperto l’indagine, puntando l’attenzione su un nome già noto, ma mai approfondito a fondo: Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, che all’epoca aveva solo 19 anni. Non è il solo nome a suscitare interrogativi: da tempo, infatti, le voci di paese continuano a evocare figure rimaste ai margini dell’indagine ufficiale, ma mai dimenticate.

Le gemelle “Hitchcock”: tra sospetti e invidie

Tra queste presenze silenziose spiccano Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, soprannominate in paese le “gemelle Hitchcock” per il loro atteggiamento enigmatico e inquietante. Mai indagate, eppure spesso nominate sottovoce nelle cronache locali e nelle confidenze di chi conosceva bene la vittima. Un elemento riemerso recentemente, riportato da Repubblica, getta nuova luce sul rapporto tra Chiara e le due cugine.

La madre di un’amica d’infanzia della giovane ha raccontato che sua figlia sapeva, direttamente da Chiara, quanto le gemelle fossero invidiose del suo percorso universitario, della relazione con Alberto e più in generale del suo stile di vita. Secondo la testimonianza, Chiara si sentiva a disagio, soprattutto per presunte attenzioni non gradite che Stefania avrebbe riservato al suo fidanzato. Un comportamento che avrebbe spinto la ragazza a prenderne le distanze.

Ma il racconto prende una piega ancora più inquietante. La madre riferisce: “Mia figlia mi diceva che le due gemelle erano capaci di tutto e che non a caso in paese vengono soprannominate Hitchcock. Le gemelle odiavano Chiara”. Un’affermazione carica di tensione, che aggiunge un ulteriore strato di mistero a un contesto già intricato da rancori familiari, gelosie latenti e silenzi pesanti.

Il mistero del secondo cellulare

A complicare ancora di più il quadro c’è un dettaglio rimasto per anni ai margini dell’indagine: Chiara possedeva due telefoni cellulari. Uno, un Nokia azzurro, venne regolarmente ritrovato; dell’altro, un dispositivo piccolo e richiudibile, non si è mai trovata traccia. Nessuno sa con certezza il modello, il numero o con chi la giovane lo usasse. Non è mai stato cercato formalmente, né risulta che le autorità abbiano approfondito la sua eventuale rilevanza.

Quel secondo telefono è diventato simbolo delle tante domande ancora aperte. Era forse legato a contatti che Chiara voleva mantenere riservati? Aveva un’altra vita privata, o si trattava semplicemente di una linea lavorativa? O, ipotesi ancora più inquietante, fu portato via dall’assassino per cancellare ogni traccia? Nessuna risposta è stata finora definitiva, ma in una vicenda costellata di zone d’ombra, ogni dettaglio può essere la chiave che manca.

Un enigma che resiste al tempo

Il caso Chiara Poggi resta una ferita aperta nella memoria collettiva. Un processo lungo, una condanna che non ha spento i dubbi e la sensazione che qualcosa, da sempre, sia sfuggito alla verità ufficiale. In questa storia, anche ciò che sembrava secondario – una voce di paese, un telefono sparito, un’amicizia incrinata – può rivelarsi decisivo.

Voi cosa ne pensate? È possibile che la verità sia rimasta nascosta tra le pieghe dei rapporti familiari, delle invidie e delle omissioni?

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