Caso Garlasco, Parla Ex Maresciallo: Ecco La Verità Shock!

Franco Marchetto, ex comandante dei carabinieri a Garlasco, racconta il lato oscuro dell’omicidio di Chiara Poggi tra errori investigativi, sospetti ignorati e una verità che potrebbe cambiare tutto.

Una ferita ancora aperta a Garlasco: la verità mai detta sull’omicidio Poggi

Franco Marchetto oggi serve caffè e brioche dietro al bancone di un bar a Garlasco, ma non ha mai davvero abbandonato il ruolo del carabiniere. L’ex comandante della stazione locale vive ancora nel paese che, il 13 agosto 2007, divenne il centro di uno dei casi di cronaca nera più discussi d’Italia: l’omicidio di Chiara Poggi. Quella mattina, Marchetto era in servizio e da allora non ha mai smesso di pensare a quel delitto. Nonostante tre condanne personali e una reputazione macchiata, dice di sentirsi ancora dentro a quell’indagine, come se fosse l’ultima e più importante della sua carriera.

Un’indagine personale mai chiusa

Oggi pensionato, gestisce il Blu Bar ma continua a raccogliere informazioni, parlare con testimoni, collegare indizi. Ha ancora al collo una medaglietta “da battaglia” che, spiega, toglierà solo quando questa storia sarà chiusa davvero. Parla apertamente di errori investigativi, piste tralasciate, tensioni interne all’Arma. Accenna a una verità che, se mai verrà alla luce, farà soffrire due famiglie, non una sola.

Marchetto è stato estromesso dall’inchiesta poco dopo l’inizio delle indagini, a causa di uno scontro con il capitano Gennaro Cassese. Da quel momento la sua vita è stata travolta: tre condanne – favoreggiamento della prostituzione, peculato e falsa testimonianza – hanno segnato il suo percorso. Ma non hanno cancellato la sua convinzione che ci sia ancora molto da scoprire sul caso Poggi.

I dubbi, le omissioni e i nomi rimossi

Il suo racconto, rilasciato in un’intervista a Repubblica, lascia intravedere una trama più complessa di quella ufficiale. Afferma che la Procura di Pavia potrebbe presto riservare sorprese, mentre i carabinieri di Milano sarebbero determinati a concludere l’indagine con un vero colpevole, non un semplice capro espiatorio. Sottolinea come finora ci sia stato “un” colpevole, ma forse non “il” colpevole.

Marchetto ricorda con rabbia i primi giorni di indagine: la bici nera mai sequestrata, la testimonianza chiave di Franca Bermani mal gestita, e le gemelle Cappa, figura sfuggente mai approfondita. Un testimone aveva descritto in modo troppo dettagliato Stefania Cappa su una bici il giorno del delitto, ma fu ignorato. Anche la madre delle gemelle aveva un alibi che, a suo dire, nessuno avrebbe davvero verificato.

Parla anche di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, di cui lui stesso ignorava l’esistenza fino a che non fu indagato. È stato Marchetto a mettere in contatto il testimone del canale di Tromello con la trasmissione Le Iene, che da anni cerca di fare luce su nuovi elementi del caso.

Marchetto non cerca vendetta, ma giustizia. E soprattutto verità. Crede che molti, a Garlasco, non abbiano mai smesso di dubitare delle conclusioni ufficiali. Lui, come tanti, ha vissuto troppo da vicino quel dolore per accettare una risposta incompleta.

In una storia dove la verità sembra sfuggente e i ricordi pesano come macigni, viene da chiedersi: abbiamo davvero fatto tutto il possibile per conoscere ciò che è accaduto? Quante verità rimangono ancora nascoste dietro le paure, le divisioni e le omissioni? Il caso Chiara Poggi è una ferita collettiva che non si è mai rimarginata. E forse, prima di chiudere definitivamente questa vicenda, serve il coraggio di guardare oltre le versioni ufficiali. Credi che emergerà mai la verità?

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