Che fine ha fatto Amanda Knox? Oggi è lontana dai clamori del passato ma ancora al centro del dibattito pubblico.
Dalla cella al piccolo schermo: il ritorno di Amanda Knox
Amanda Knox è tornata. Ma questa volta, non nelle aule di tribunale né tra le pagine dei giornali scandalistici. Stavolta è lei a raccontare — o meglio, a mostrare — la sua versione dei fatti. La sua nuova miniserie, The Twisted Tale of Amanda Knox, è sbarcata su Disney+ il 20 agosto 2025 (tramite Hulu negli Stati Uniti), pronta a scatenare nuove discussioni e vecchie ferite.
Otto episodi intensi e carichi di tensione che ricostruiscono il controverso caso di cronaca che, tra il 2007 e il 2015, tenne con il fiato sospeso l’Italia e il mondo intero: l’omicidio di Meredith Kercher e il processo che trasformò la giovane studentessa americana in uno dei volti più discussi dell’era mediatica contemporanea.
Oggi Amanda Knox non è solo l’ex imputata di un caso planetario. È scrittrice, attivista per i diritti umani e voce della giustizia penale. Dopo anni di silenzio, ha scelto di raccontare il suo inferno personale, ma stavolta con una produzione curata da lei stessa. E con il supporto di una squadra d’eccezione: tra i produttori esecutivi figura anche Monica Lewinsky, un nome che parla da sé.
Una narrazione che divide: verità o spettacolo?
La serie si presenta come un dramma umano, narrando il viaggio di Amanda dalla confusione e l’ingenuità iniziale fino alla sua definitiva assoluzione. L’attrice Grace Van Patten offre un’interpretazione intensa e vulnerabile, affiancata da un cast che include Sharon Horgan, Francesco Acquaroli e Roberta Mattei.
Ma The Twisted Tale of Amanda Knox ha già fatto molto più che intrattenere: ha diviso. Alcuni applaudono il coraggio di Knox, accusata e poi assolta, nel riprendere il controllo della propria narrativa. Altri, invece, non vedono di buon occhio la spettacolarizzazione di un dolore che appartiene anche alla famiglia Kercher, che ha dichiarato di sentirsi nuovamente ferita.
Critiche sono piovute anche sullo stile visivo della serie: effetti drammatici, simbolismi cupi e un tono da thriller che, secondo alcune testate italiane e internazionali, sfocia nel sensazionalismo. C’è chi la definisce “una soap opera travestita da denuncia sociale”. Ma c’è anche chi difende la serie come un’occasione per riflettere sul potere distruttivo della narrazione pubblica e sulle falle dei sistemi giudiziari.
Amanda, dal canto suo, continua a lavorare per ciò in cui crede. Podcast, memoir, programmi per denunciare le ingiustizie e smascherare i meccanismi delle confessioni forzate: la sua voce è diventata un megafono per chi, come lei, è stato travolto da un sistema più forte della verità.
La vicenda giudiziaria, però, non è del tutto chiusa: nel 2024 è stata confermata la sua condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, sebbene senza conseguenze detentive. Un’ombra che non cancella, ma semmai aggiunge complessità a una storia già profondamente controversa.
Cosa resta allora, dopo i titoli di coda? Una domanda che rimbalza nei social e nelle discussioni pubbliche: si può raccontare il proprio dolore senza invadere quello altrui? E dove finisce la giustizia, quando entra in scena l’intrattenimento?
E tu, cosa ne pensi della serie su Amanda Knox? È un gesto di coraggio o un rischio morale? Raccontaci la tua opinione nei commenti qui sotto.