Scopri la nuova vita di Raffaello Tonon, lontano dalle telecamere. Un racconto sincero tra rinascita e battaglie interiori.
Dimenticate i salotti televisivi, i reality show e i dibattiti in prima serata. Oggi Raffaello Tonon, volto noto del piccolo schermo per oltre due decenni, ha cambiato radicalmente rotta. Niente più telecamere puntate addosso, ma calici da riempire e clienti da accogliere. Sì, perché l’ex opinionista si è reinventato oste in una cantina nel cuore dell’Emilia Romagna.
Ospite de La Volta Buona, Tonon ha raccontato il suo nuovo presente con una serenità che sorprende: «Oggi sto davvero bene». Dopo aver lasciato Milano, città dove ha vissuto i suoi anni più noti sotto i riflettori, ha trovato una nuova dimensione a Cattolica. Qui, grazie all’amicizia con i proprietari di una cantina, è nato un nuovo ruolo, quello di oste, un lavoro fatto di contatto umano e semplicità. Ma anche di dignità.
Il lavoro nel mondo del vino, però, non è l’unica fonte di sostentamento. «Le televendite restano la mia prima entrata economica», ha spiegato con schiettezza, confessando anche di aver avuto l’opportunità di andare in pensione a 45 anni. Ma ha preferito rimettersi in gioco. La televisione? Una storia importante, che ha deciso di chiudere con consapevolezza: «L’ho amata più di quanto lei abbia amato me. Ma il distacco era necessario».
L’ombra della depressione e l’amore che salva
Ma non è stato tutto facile. Tonon ha aperto il cuore raccontando un periodo buio, quello della depressione, che ha segnato profondamente la sua vita. «A trent’anni mi affacciavo alla finestra e mi chiedevo se fosse il caso di darmi una spinta. Era un esaurimento nervoso». Un pensiero terribile, nato da una fragilità che affondava le radici nell’infanzia: «Alle elementari già sentivo un peso inspiegabile addosso».
In questo tunnel emotivo, una presenza è stata per lui luce e ancora: sua madre. Il legame tra i due è forte, simbiotico, autentico. «Lei si è accorta del mio disagio, mi è sempre stata accanto». E quando è venuto a mancare suo padre, figura con cui il rapporto era tutt’altro che semplice, Tonon ha deciso comunque di esserci, per non lasciare la madre da sola in un momento così difficile. «Con lui c’erano state incomprensioni profonde, ma quella scelta non la rimpiango».
Tonon si definisce «un depresso battagliero». La sua testimonianza è potente: non edulcora il dolore, ma mostra anche la capacità di rialzarsi, di rimettere insieme i pezzi e di costruire qualcosa di nuovo, autentico, finalmente suo. E tu cosa ne pensi del coraggio di Raffaello Tonon? Hai mai pensato di rivoluzionare la tua vita come ha fatto lui? Raccontacelo nei commenti!