Scopri la storia di Massimo Lovati, il legale che con le sue teorie controcorrente sul delitto di Garlasco ha diviso l’opinione pubblica.
Dentro il caso Garlasco: chi è davvero Massimo Lovati?
Avete presente quelle storie giudiziarie che sembrano uscite da un film, con colpi di scena, tensioni tra avvocati e teorie tanto audaci da spaccare in due l’opinione pubblica? Il delitto di Garlasco è proprio una di queste. Al centro delle polemiche non ci sono stati solo gli imputati e le vittime, ma anche i loro avvocati, diventati protagonisti di un autentico processo mediatico. E tra questi spicca Massimo Lovati, il legale che più di tutti ha fatto parlare di sé per le sue tesi controcorrente.
Classe 1952, nato il 13 agosto a Vigevano, Lovati è un Leone che non ama farsi mettere in un angolo. Iscritto all’albo degli avvocati di Pavia dal 1982, ha costruito una carriera schiva ma sorprendentemente visibile, grazie a un caso in particolare: la difesa di Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi finito nell’occhio del ciclone per il suo DNA ritrovato sulla scena del crimine.
Lovati non ha mai accettato la versione ufficiale. Anzi, l’ha attaccata frontalmente. In televisione, nei tribunali, ovunque potesse, ha sostenuto che le indagini del 2017 furono un complotto orchestrato dagli avvocati di Stasi: accuse pesantissime che hanno infiammato i talk-show e alimentato il dubbio nell’opinione pubblica.
Un avvocato, un investigatore, o un provocatore?
Ma la tesi più discussa di Lovati è un’altra: l’omicidio di Chiara Poggi non sarebbe stato commesso dal fidanzato Alberto Stasi, ma da un sicario assoldato per eliminarla. Una teoria bollata come fantasiosa dai legali della famiglia Poggi, ma che Lovati ha difeso con tenacia quasi ossessiva, anche ospite in programmi come Storie Italiane o Zona Bianca.
“Non parlo da avvocato, ma da criminologo, da cittadino con un’idea” – diceva, convinto che Chiara Poggi fosse vittima di un’esecuzione su commissione. Non ha mai cambiato versione, nemmeno dopo la condanna definitiva di Stasi a 16 anni. Per lui, Stasi era innocente. E Sempio anche.
Ovviamente non sono mancati gli scontri con esperti e consulenti, come il genetista Marzio Capria, che ha smontato le sue ipotesi punto per punto: se Chiara fosse stata viva, disse Capria, chi l’ha trovata avrebbe dovuto soccorrerla. E poi, perché mai un sicario conosciuto da Chiara si sarebbe fatto aprire la porta per poi spostare il cadavere giù per le scale? Domande semplici, ma difficili da eludere.
Lovati, però, ha sempre replicato mettendo in luce le falle dell’inchiesta su Stasi. Tra le sue accuse: la mancanza di un esperimento giudiziale decisivo per verificare la versione dell’imputato. Un tema che usava come un ariete per riaprire la discussione e puntare il dito contro quella che definiva un’indagine viziata.
Nonostante la sua notorietà televisiva, la vita privata di Massimo Lovati resta un mistero. Non ci sono informazioni certe su moglie, figli o residenza. Un uomo di legge che ha fatto della discrezione personale la regola, mentre sul piano professionale non ha esitato a sfidare chiunque.
E voi, cosa ne pensate delle teorie di Lovati sul delitto di Garlasco? Vi sembrano lucide provocazioni o ipotesi senza fondamento? Scrivetelo nei commenti e facci sapere la tua opinione!