Nuove dichiarazioni del gestore di un hotel mettono in discussione l’alibi di Marco Poggi, fratello di Chiara, uccisa nel 2007. Il mistero si infittisce.
Omicidio di Chiara Poggi: nuovi dubbi sull’alibi del fratello Marco. Spuntano rivelazioni inattese
Il 4 luglio si preannuncia come una data cruciale per l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Dopo quasi diciotto anni di indagini, misteri e colpi di scena, periti e consulenti torneranno a confrontarsi durante una nuova udienza dell’incidente probatorio. Al centro della discussione ci saranno le provette conservate nei laboratori di Medicina legale di Pavia: materiali custoditi per oltre un decennio e mezzo, e che ora potrebbero riservare sorprese.
Ma mentre si avvicina questa tappa fondamentale, emergono inaspettate indiscrezioni che rischiano di scuotere ulteriormente un caso già avvolto da dubbi e contraddizioni. A far riaccendere l’attenzione mediatica è la testimonianza, finora mai raccolta ufficialmente, del gestore dell’hotel di Falzes, in Trentino Alto Adige, dove la famiglia Poggi ha sempre dichiarato di trovarsi al momento del delitto.
L’alibi sotto attacco: dove si trovava davvero Marco Poggi?
Nel numero in uscita domani del Settimanale Giallo (Cairo Editore), il gestore dell’albergo ha rilasciato un’intervista che potrebbe cambiare molte carte in tavola. L’uomo sostiene con fermezza che Marco Poggi, il fratello di Chiara, non fosse presente in albergo nei giorni in cui si consumò la tragedia. Secondo il racconto, i genitori della vittima alloggiavano in una camera matrimoniale e non erano accompagnati né da Marco né dalla famiglia Biasibetti.
Una dichiarazione tanto semplice quanto potenzialmente sconvolgente: per quale motivo nessun investigatore, né all’epoca né negli anni seguenti, ha mai pensato di ascoltare questo testimone? Il gestore afferma di ricordare perfettamente il momento in cui i coniugi Poggi furono avvisati della morte della figlia e lasciarono l’hotel per rientrare a Garlasco. Tuttavia, aggiunge di non avere mai sentito parlare della presenza né di Marco né di Alessandro Biasibetti, l’amico diventato in seguito frate.
Indagini con troppe zone d’ombra
L’ipotesi che Marco Poggi potesse trovarsi a Garlasco, o comunque non lontano, proprio mentre sua sorella veniva assassinata, era già stata sollevata in passato. L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio – un altro nome emerso nella lunga lista di sospetti – aveva messo in dubbio l’alibi di Marco, sottolineando che il tragitto dal Trentino a Garlasco può essere percorso in poco più di due ore. Un tempo compatibile, in teoria, con un eventuale spostamento lampo tra le due località.
A rendere ancora più inquietante la vicenda, un’intercettazione emersa tempo fa e attribuita alla madre delle gemelle Cappa. In essa si ipotizza che, se l’omicidio fosse avvenuto tra le 9.30 e le 10, allora qualcuno tra i presenti a Falzes avrebbe potuto esserne coinvolto. Parole che oggi, alla luce della nuova testimonianza dell’albergatore, assumono un peso ben diverso.
Una storia ancora lontana dalla verità
A quasi diciotto anni dall’omicidio, il caso di Chiara Poggi continua a presentare falle e omissioni. Perché non è mai stato verificato l’alibi della famiglia? Come mai testimoni potenzialmente fondamentali non sono stati ascoltati? La giustizia deve molto alla memoria di Chiara e al dolore dei suoi familiari. È necessario che ogni dettaglio venga finalmente chiarito, anche se ciò significa rimettere in discussione certezze consolidate.
Cosa ne pensi di queste nuove rivelazioni? Possibile che la verità sia sempre stata lì, ignorata per superficialità o per timore di ciò che avrebbe potuto rivelare? Lascia il tuo commento e condividi le tue riflessioni su questo caso che continua a tenere l’Italia col fiato sospeso.