Le Iene puntano i riflettori su Davide Barzan, noto criminologo televisivo, accusato di esercizio abusivo della professione e truffa. Ecco cosa è emerso dal servizio.
Scandalo a Le Iene: il caso Barzan scuote il mondo della criminologia
Un nuovo servizio de Le Iene ha riacceso i riflettori su una figura ormai familiare al pubblico televisivo: Davide Barzan, noto per le sue frequenti apparizioni in programmi di cronaca come Quarto Grado e per il suo ruolo in importanti casi giudiziari. Ma questa volta il criminologo non è sotto i riflettori per una consulenza tecnica o un’analisi investigativa: è lui, infatti, il protagonista di un’inchiesta che getta ombre inquietanti sul suo passato e sulla sua identità professionale.
Al centro del servizio firmato da Gaston Zama c’è la testimonianza di Valeria Bartolucci, moglie del principale indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, Louis Dassilva. La donna accusa Barzan di aver abusato della sua fiducia, presentandosi come avvocato senza averne i titoli e rivelando informazioni sensibili alla stampa. Un’accusa che ha acceso un vero e proprio caso mediatico, sollevando interrogativi su chi sia realmente Davide Barzan.
Un volto noto tra cronaca e TV
Classe 1988, originario di Cosenza, Davide Barzan si è costruito nel tempo un’immagine di esperto in criminologia e consulente di parte in delicate vicende giudiziarie. Il suo studio lo presenta come una figura professionale dalla solida esperienza, in grado di affrontare casi complessi con grande empatia. Tra i casi in cui avrebbe prestato la sua consulenza spiccano nomi di grande risonanza mediatica: da Rosa e Olindo all’omicidio di Nada Cella, fino al caso della piccola Alessia Pifferi.
Parallelamente alla carriera professionale, Barzan ha coltivato una forte presenza mediatica, apparendo in numerosi programmi televisivi: Chi l’ha visto, Mattino 5, Storie Italiane e Pomeriggio 5, solo per citarne alcuni. Il suo modo di comunicare diretto e la capacità di spiegare con semplicità anche gli aspetti più tecnici dei casi giudiziari gli hanno garantito un seguito crescente, trasformandolo in un volto riconoscibile per il grande pubblico.
Accuse pesanti e ombre dal passato
Ma il ritratto costruito nel tempo rischia di incrinarsi pesantemente. Secondo quanto emerso dal servizio de Le Iene, Barzan non solo avrebbe spacciato titoli professionali che non possiede, ma sarebbe stato protagonista di episodi controversi anche nel suo passato. Le testimonianze raccolte dal programma portano indietro le lancette al 2010, quando, sempre secondo quanto riferito, Barzan avrebbe raccontato di aver vinto 47 milioni di euro al Superenalotto, una somma con cui – a suo dire – avrebbe voluto acquisire il Cosenza Calcio.
Un racconto che avrebbe convinto amici e conoscenti, i quali, fidandosi di lui, avrebbero prestato denaro per presunti investimenti, mai restituito. Il programma ha dato voce a più persone che si dicono truffate, ma Barzan respinge le accuse, sostenendo anzi di aver sporto denuncia per estorsione contro chi gli avrebbe chiesto indietro i soldi, denuncia poi sfociata in una querela per calunnia nei suoi confronti.
Barzan, contattato dal Resto del Carlino, ha chiarito che non esiste alcuna iscrizione a suo carico nel registro degli indagati e che, insieme ai suoi legali, sta valutando i passi da intraprendere. La sua versione, tuttavia, non ha placato le polemiche, alimentate da un passato che sembra essere molto più ingombrante di quanto si potesse immaginare.
Una riflessione sulla fiducia e la trasparenza
Il caso Barzan pone una questione centrale: quanto possiamo davvero fidarci delle figure che si presentano come esperti, soprattutto quando hanno un forte ruolo mediatico? La linea sottile tra competenza reale e visibilità televisiva può diventare pericolosa, soprattutto quando si tratta di casi che toccano il dolore e la vita delle persone. Voi cosa ne pensate? È giusto dare così tanto spazio a figure mediatiche in ambito giudiziario?