Morte Alessandro Venier: Chi E’ E Che Lavoro Fa La Madre!

Un crimine familiare che ha scioccato il Friuli: ecco cosa è successo davvero nella notte dell’orrore.

Nella quiete apparente di Gemona del Friuli, tra le Alpi e la normalità di una piccola comunità friulana, si è consumato un crimine agghiacciante che ha lasciato tutti senza parole. È la notte tra il 25 e il 26 luglio 2025 quando Alessandro Venier, 35 anni, viene ucciso brutalmente. Il suo corpo verrà ritrovato solo giorni dopo, il 31 luglio, fatto a pezzi e nascosto in un bidone, coperto con calce viva per mascherare l’odore della morte. Un orrore inimmaginabile.

A confessare il delitto non sono sconosciuti né assassini di professione, ma due donne molto vicine alla vittima: la madre, Lorena Venier, 62 anni, e la compagna, Marylin Castro Monsalvo, 31 anni. Le due si presentano ai carabinieri, raccontano tutto e indicano il luogo dove avevano occultato i resti. L’Italia, e in particolare il Friuli, sprofondano nello shock.

Una famiglia fragile e un’escalation di tensione

Lorena Venier era ben conosciuta in paese: infermiera esperta, caposala, donna rispettata in ospedale. Dopo la fine della relazione con il padre di Alessandro – un uomo egiziano che non ha mai riconosciuto il figlio – Lorena ha cresciuto Alessandro da sola. La famiglia viveva in equilibrio precario, tra una pensione, qualche lavoretto e le difficoltà economiche di una giovane madre con una neonata in casa.

Marylin, originaria della Colombia, era un’operatrice socio-sanitaria. Dopo la nascita della figlia a gennaio, aveva lasciato il lavoro e, secondo quanto emerge, era afflitta da una forte depressione post-partum, per la quale era seguita da un centro di salute mentale.

La convivenza tra i tre, secondo quanto riferito dalle stesse donne, era diventata tossica. Alessandro era inattivo, talvolta violento, e pare facesse uso di alcol e droghe. I litigi erano all’ordine del giorno. La sera del 25 luglio, l’ennesima discussione: sembra che Alessandro avesse promesso di apparecchiare la tavola ma non lo fece. Un pretesto? Forse. Ma è bastato per far esplodere qualcosa di irreparabile.

Omicidio d’impeto o piano premeditato? Gli inquirenti indagano

C’è ancora incertezza sul movente reale. È stato un gesto di rabbia incontrollata o un omicidio pianificato nei dettagli? Alcune fonti suggeriscono che l’uomo sia stato sedato con dei farmaci prima di essere ucciso e fatto a pezzi con un’ascia. Eppure, nell’abitazione non sono state trovate tracce evidenti di sangue. Gli ambienti sono stati ripuliti a fondo, segno di un tentativo meticoloso di cancellare ogni prova.

Le due donne sono attualmente detenute nel carcere di Trieste-Coroneo. L’avvocato di Lorena ha confermato la confessione, definendola “piena e lucida”. La donna avrebbe detto: “So che ciò che ho fatto è mostruoso”. Frasi che pesano come macigni.

Intanto, la piccola di sei mesi è stata presa in carico dai servizi sociali. Non avendo parenti prossimi in Italia, è stata trasferita in una struttura protetta. Una vita appena iniziata, già segnata da un dramma indescrivibile.

Gemona è sotto shock. Il sindaco ha parlato di “una ferita profondissima per l’intera comunità”. Un paese intero si interroga su come un inferno del genere abbia potuto generarsi tra le mura di una casa apparentemente normale.

Cosa ha davvero portato due donne, madre e compagna, a compiere un simile gesto? Una furia improvvisa o la punta dell’iceberg di una lunga sofferenza domestica? Diteci la vostra nei commenti: cosa pensate di questo tragico caso?

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