Nichi Vendola, Pensioni D’Oro: Ecco Quanto Prende Al Mese!

Nichi Vendola in pensione anticipata con un assegno d’oro: legale sì, ma è anche giusto? Scopri il paradosso che divide l’Italia.

C’è chi lavora una vita intera per una pensione appena dignitosa… e poi c’è Nichi Vendola. Nel 2015, a soli 57 anni, l’ex presidente della Regione Puglia ha iniziato a incassare una pensione mensile da oltre 5600 euro lordi. Non solo: al termine del suo mandato, ha ricevuto anche un assegno di fine incarico da quasi 200000 euro. Tutto legale, tutto previsto dalla normativa. Ma è proprio questo il punto: è giusto?

La “pensione anticipata” di Vendola è frutto di una legge regionale del 2003 che consente di andare in pensione prima se si superano certi anni di contribuzione. Con dieci anni nei panni di governatore, Vendola ha potuto andare in pensione a 57 anni, tre anni prima rispetto all’età ordinaria per quella categoria.

La riforma che non ha toccato il passato

Vendola si era fatto promotore dell’abolizione dei vitalizi nel 2013, una mossa che sembrava in linea con la sua immagine di politico “anti-casta”. Tuttavia, la riforma non aveva effetto retroattivo: i diritti acquisiti fino a fine 2012 restavano validi. Così, paradossalmente, proprio lui ha potuto beneficiare di un sistema che aveva contribuito a smantellare.

Il Movimento 5 Stelle non ha perso tempo e lo ha soprannominato “#BabyVendola”, puntando il dito sulla sproporzione tra la pensione di un normale cittadino dopo 40 anni di lavoro e quella di un politico dopo appena un decennio. Beppe Grillo è stato tra i più duri: ha definito Vendola l’emblema della “vecchia politica”, attirando però anche polemiche per alcuni commenti omofobi da parte dei suoi follower, poi rimossi.

Vendola, dal canto suo, ha replicato con forza: “Non ho rubato nulla. Se avessi il patrimonio di Grillo, rinuncerei volentieri al vitalizio”. Ha spiegato che la sua battaglia era contro i privilegi, non contro il principio contributivo, sostenendo che il sistema serviva a evitare corruzione. Ma le sue parole non sono bastate a spegnere il fuoco delle critiche.

Un caso tra regole e coscienza collettiva

Il caso Vendola non è isolato, ma simbolico. Rientra in una discussione ben più ampia sulle cosiddette “pensioni d’oro”. Dal 2013 in poi, molte forze politiche hanno provato a cancellare vitalizi e assegni spropositati, ma le riforme non hanno mai colpito davvero chi già ne beneficiava.

Nel 2018, è stata approvata l’ipotesi di un contributo di solidarietà per le pensioni molto elevate, ma anche in quel caso non ci fu effetto retroattivo. Il risultato? Chi ha maturato determinati diritti prima delle modifiche ha continuato a incassare senza intoppi.

E qui si apre il vero dibattito: una cosa è ciò che è legale, un’altra è ciò che è giusto. La legge ha permesso a Vendola di ricevere quanto gli spetta. Ma agli occhi dell’opinione pubblica, quella pensione anticipata ha il sapore del privilegio, soprattutto in un Paese dove milioni di lavoratori attendono decenni prima di andare in pensione — e con cifre ben più basse.

Che ne pensi di questa situazione? È giusto che un politico possa andare in pensione così presto e con cifre così elevate? Dicci la tua opinione nei commenti!

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